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Intervista ad Italia Oggi di Andrea Ferrari

Intervista ad Andrea Ferrari, dottore commercialista di Roma, in occasione della elezione a presidente AIDC, Associazione Italiana Dottori Commercialisti.
Si parla della sua vita, professionale e personale, delle sue passioni.

La scrittrice austriaca Marie von Ebner-Eschenbach sosteneva che «i bambini danno molta più importanza a ciò che i genitori fanno, che a ciò che essi dicono». Questa una delle ragioni per le quali essere un professionista è un privilegio, perché permette ai padri e alle madri di famiglia di dare ai loro figli l’esempio migliore possibile. Ne è convinto Andrea Ferrari, neoeletto presidente  dell’Associazione italiana dottori commercialisti. Classe 1965, romano, professionista dal 1992, padre di famiglia, il percorso umano, professionale e associativo di Ferrari affonda le sue radici nell’esempio che, a sua volta, ha ricevuto dal padre. «Quando nel 2000 persi mio padre, ero stato da poco nominato segretario dell’Ordine dei dottori commercialisti di Roma. La concomitanza dei due avvenimenti», ha raccontato a ItaliaOggi Sette Andrea Ferrari, «segnò l’inizio di un periodo molto impegnativo che nel 2001 mi portò a scegliere di raccogliere intorno a me i colleghi più vicini dando vita allo studio associato Ferrari & Associati che oggi conta 20 professionisti, tra dottori commercialisti e avvocati.

Averlo fondato e vederlo crescere, vedere i miei soci farsi strada autonomamente, è una grande soddisfazione». Finito l’impegno all’Ordine sembrava che un’epoca fosse finita. Ma non fu così. «Nel 2008 mi venne chiesto di partecipare alla costituzione della Sezione di Roma dell’Associazione italiana dottori commercialisti. Una tentazione alla quale non seppi resistere e che mi ha portato alla presidenza dell’Associazione italiana». Una grande responsabilità quella sulle spalle di Ferrari ma nei confronti della quale non può che essere grato. «L’Aidc ha saputo tirarmi fuori di nuovo l’entusiasmo, in un momento certo diffi cile per la nostra professione, ma che a maggior ragione mi fa sentire la necessità di prestare il mio contributo. E, in questa avventura», ha precisato Ferrari, «ho la fortuna di avere con me una squadra di colleghi eccezionali e di aver avuto un grande predecessore: Roberta Dell’Apa». Un amore profondo quello del numero uno dell’Aidc per la professione, sorretto anche, ma non solo da una grande stima nei confronti dei colleghi con i quali condivide battaglie quotidiane.

Dovendo scegliere, però, «la vera passione è stata, ed è tutt’ora, il mondo del non profit per il quale ho partecipato alla Commissione nazionale quando si predispose il Codice unico. Grande interesse, inoltre nutro per operazioni straordinarie d’azienda, materia che sin dalla tesi di laurea mi ha più interessato e affascinato. Tuttavia nel mio studio», ha sottolineato Andrea Ferrari, «anche per l’impronta ricevuta, non abbiamo mai rinunciato al lavoro tradizionale, contabile e fiscale, che è quello che ci permette di conoscere i nostri clienti nelle loro dinamiche più vere».

Concentrato non solo sulla professione e sui colleghi a 360°, guardano al futuro il progetto sindacale è «quello di riuscire a elevare a rango costituzionale lo Statuto dei diritti del contribuente. Il rapporto tributario, in uno stato civile, è l’architrave dello Stato stesso e merita la massima dignità giuridica. La parità di rapporto tra contribuente ed erario deve essere alla base di uno Stato che vuole dirsi civile. Per il rispetto e la dignità dei cittadini, delle imprese e dei commercialisti».

Ma il cuore del neopresidente, assieme ai figli, batte anche per la vela alla quale «dedico gran parte del mio tempo libero insieme ai miei fi gli. Questa passione mi ha portato, nel 2010, a scegliere di prendere un mese sabbatico per attraversare l’Atlantico. Studiai i tempi di traversata per poter essere di ritorno in occasione di un grande evento organizzato dal mio studio per celebrare l’ingresso di nuovi soci. Fatalità volle che la traversata, a causa dell’assenza di vento, si protraesse di una settimana. Dallo studio si preoccuparono tanto da richiedere alla capitaneria della Martinica di recuperarmi in mare. Naturalmente non fu fatto: non ero in pericolo di vita e, in fondo, non lo volevo. Fui il grande assente a quell’evento», ha sottolineato Ferrari, «ma ripartirei oggi stesso».

Articolo di Beatrice Migliorini.

Andrea Ferrari

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