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Ferrari: nell’emergenza non dimentichiamo i professionisti

intervista su Ipsoa Quotidiano del 10/03/2020

“La categoria è solida e pronta a fronteggiare le difficoltà. E infatti ha tempestivamente avanzato specifiche istanze per arginare gli effetti contingenti dell’emergenza. Ma ci dobbiamo necessariamente preoccupare delle vicende dei nostri assistiti: imprenditori e professionisti. Le difficoltà in cui versa l’economia, da oggi a maggior ragione, ci riguardano direttamente non solo come cittadini, ma come operatori dell’economia: se i nostri clienti soffrono, noi non possiamo essere indenni”.

Andrea Ferrari, Presidente AIDC, indica quali sono le misure necessarie per aiutare le imprese a gestire e superare l’emergenza economica. Senza dimenticarsi, però, dei professionisti.

Sono allo studio del Governo le misure a favore dell’economia italiana, per fronteggiare le conseguenze dell’epidemia da Coronavirus. Abbiamo parlato della situazione attuale, delle misure già adottate e delle prospettive future con Andrea Ferrari, Presidente AIDC, Associazione Italiana Dottori Commercialisti.

Presidente Ferrari, ritiene che la situazione di emergenza possa arrecare danno alla categoria? E se sì, in che modo?

Le circostanze sono dirompenti e ancora dobbiamo ben misurare l’effettivo impatto dell’ultimo decreto di estensione all’intero territorio nazionale delle misure di emergenza e restrizione. Tuttavia, per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro i Dottori commercialisti sono in genere ben organizzati: l’informatizzazione degli studi è elevata, gran parte del lavoro può essere svolto in remoto, dalla gestione documentale agli incontri con i clienti. Questo ci agevola in un momento così difficile.
C’è tuttavia bisogno di un urgente completamento della devoluzione ai professionisti degli atti ordinari, di un vero progresso di metodo: non è possibile si possa registrare in via telematica una locazione ma non, ad esempio, un comodato d’uso o che si debbano raccogliere più deleghe da uno stesso cliente.
Appaiono anacronistiche alcune procedure che ancora richiedono l’interlocuzione personale con gli uffici, sia per quanto riguarda la gestione del contenzioso tributario, sia per quanto riguarda la gestione degli adempimenti ordinari.
Abbiamo in tal senso già fatto le nostre richieste d’urgenza nelle dovute sedi (sospensione atti). Confidiamo vengano ragionevolmente tutte accolte.

Quindi tutto bene?

No, niente affatto. Se da un lato, come appena detto, la categoria è solida e pronta a fronteggiare le difficoltà , con spirito di servizio – e ha infatti tempestivamente avanzato specifiche istanze per arginare gli effetti contingenti dell’emergenza – ci dobbiamo necessariamente preoccupare delle vicende dei nostri assistiti: imprenditori e professionisti.
Le difficoltà in cui versa l’economia italiana, da oggi a maggior ragione, ci riguardano direttamente non solo come cittadini, ma come operatori dell’economia: se i nostri clienti soffrono, noi non possiamo essere indenni.

Ci può spiegare meglio, in che senso?

Un brusco rallentamento, quando non un fermo integrale, di alcune attività come trasporti, turismo, ristorazione, commercio, arte e spettacolo e un diffuso disagio per le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e dei semilavorati sul mercato internazionale, nonché le difficoltà di allocazione di alcuni prodotti sono diventati reali. È anche evidente che si determinerà una cospicua riduzione dei consumi.
Occorrono misure drastiche che consentano agli imprenditori e ai professionisti di poter accedere facilmente a sistemi integrativi del reddito per i loro dipendenti, in primo luogo, ma anche nei loro stessi confronti.
Una misura straordinaria di cassa integrazione, che consenta un facile accesso anche alle piccole imprese e ai professionisti, che possa garantire la sussistenza degli stessi piccoli imprenditori e professionisti non deve essere considerata una misura irrealizzabile, ma al contrario è tempo che si conceda l’accesso a queste categorie, sempre rimaste fuori dagli strumenti di sostegno.
In tal senso paiono andare anche le anticipazioni della manovra integrativa. Speriamo non dimentichino le piccole imprese e, soprattutto, gli imprenditori e i professionisti stessi.

In che modo? Quali potrebbero essere le misure da adottare?

Ad esempio, estendendo la possibilità di aderire a questi strumenti senza limiti dimensionali, per i dipendenti di professionisti e imprenditori, ma anche garantendo l’accesso agli stessi titolari di piccole imprese e ai professionisti senza cassa, nonché dotando le casse di previdenza private di fondi specifici, per i professionisti con autonoma cassa di previdenza.

Quali altre soluzioni suggerisce di prendere in considerazione?

La compensazione delle perdite subite mediante la concessione di un credito d’imposta sulle stesse fa parte del nostro pacchetto di proposte veicolato al Consiglio Nazionale.
Certamente misure di agevolazione per l’accesso al credito bancario, o per la conservazione del credito esistente, scongiurando improvvidi richiami di fido, sono oggi indispensabili. Una massiccia concessione di garanzia al sistema produttivo del paese: imprenditori e professionisti.
Vanno poi rimossi i ritardi e le limitazioni alla compensazione dei crediti tributari, in primo luogo quelle recentemente introdotte: il primo sostegno deve essere il pagamento dei debiti che lo Stato ha nei confronti dei contribuenti, senza pretestuosi ritardi o limitazioni di ammontare.

Alla luce dell’attuale situazione, ha qualche timore?

Molti. Tra tutti uno che è quasi una amara certezza: che ci si dimentichi dei professionisti. Come spesso avviene nei provvedimenti di accesso a finanziamenti, a misure per gli investimenti, per la formazione, per lo sviluppo.
Avvocati, architetti, ingegneri, medici e dentisti, psicologi e assistenti sociali e così via. Ovviamente anche i dottori commercialisti. Nei provvedimenti di sostegno, come in quelli di sviluppo, in qualche modo ci si dimentica puntualmente dell’Italia delle arti e delle professioni che, eppure, tanto ha fatto e tanto fa per questo Paese.
Dovranno essere adottate misure importanti per sostenere il Paese. Queste misure non devono dimenticare i professionisti e i loro dipendenti, che stanno garantendo la continuità del loro lavoro, con grande impegno personale e senso di responsabilità.

Non vede il consueto rischio che qualcuno si possa approfittare di queste misure?

È un timore legittimo ma ci sono dei precedenti, come il visto di conformità, in cui i Dottori commercialisti hanno assunto una corresponsabilità nella certificazione dei dati dei clienti.
La rete degli iscritti all’albo dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili è enorme e così lo sono le loro competenze. E’ il momento, quindi, di utilizzare questa enorme rete in maniera efficiente e intelligente, nel suo ruolo naturale di cerniera tra contribuenti e Pubblica amministrazione.
Ben lieti di certificare quanto necessario per l’accesso ai mezzi di integrazione reddituale.
Confido inoltre nel senso di responsabilità e di condivisione da parte di chiunque. Mi auguro che questo momento sia utile a ricondurci a uno spirito di solidarietà, di senso dello Stato e anche di umana vicinanza.

Per il post emergenza cosa bisognerebbe fare?

Il Paese deve cogliere l’occasione per modernizzarsi, servono investimenti in infrastrutture telematiche e in formazione tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Vanno incentivati modelli di lavoro smart working, vanno sostituiti tutti gli accessi agli uffici pubblici fatti di file e sportelli con sportelli virtuali e online.
Gli spostamenti casa-lavoro vanno sostituiti con il potenziamento e lo sviluppo di sistemi di videocomunicazione. Da un’emergenza sanitaria che ha messo a nudo le nostre fragilità possiamo creare le condizioni per un rilancio dell’Italia dal punto di vista della competitività, dell’innovazione e anche della sostenibilità ambientale.
Questo va fatto da ora.
L’intervista originale: https://www.ipsoa.it/documents/fisco/professioni/quotidiano/2020/03/10/ferrari-aidc-emergenza-coronavirus-non-dimentichiamo-professionisti