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Giugno a rischio ingorgo, necessario ridefinire il calendario delle scadenze

eutekneLa denuncia dell’AIDC, che chiede un intervento urgente di riforma.

Una “riarticolazione delle scadenze fiscali” e una “riprogrammazione seria degli adempimenti, che tenga conto della reale situazione operativa in cui versano imprese è professionisti”. A chiederlo è l’AIDC, secondo cui senza un “intervento urgente” in questa direzione il prossimo mese di giugno rischia di “passare alla storia per l’impressionante coacervo di adempimenti e versamenti”.

Il sindacato guidato da Andrea Ferrari ricorda che giugno è ormai da diversi anni un mese di “ingorgo fiscale”, ma quest’anno, considerando che si arriva da oltre due mesi di lockdown in cui il sistema economico si è praticamente fermato, non ci si può permettere che accada di nuovo.

“Non ci sono le premesse – scrive l’associazione sindacale in un comunicato stampa diffuso ieri – per poter anche solo ipotizzare che fra qualche settimana tutte le difficoltà si siano magicamente risolte, il ritardo accumulato nei mesi di fermo operativo sia riassorbito e si possano, perciò, elaborare ed approvare serenamente i bilanci di tutte le società, predisporre le dichiarazioni IVA, calcolare e versare le imposte erariali e locali ed ottemperare a tutti gli altri adempimenti più o meno utili. Evidentemente non si è tenuto conto già solo della problematicità di reperire la documentazione necessaria ad assolvere gli adempimenti e della complessità nel gestirli, in vigenza delle misure di contenimento del COVID-19”.

Per evitare l’ingorgo è “indispensabile” ridefinire il calendario delle scadenze e riprogrammare gli adempimenti. “In primis – continua la nota stampa –, occorrerebbe disporre che al rinvio dei termini di presentazione delle dichiarazioni fiscali si unisse quello dei relativi versamenti, ripristinando al contempo la facoltà di usufruire dei crediti d’imposta sin dal 1° gennaio dell’anno successivo alla loro maturazione. Un’attenzione minima, ma ineludibile per non danneggiare ulteriormente i contribuenti già duramente colpiti dalle limitazioni conseguenti all’emergenza sanitaria. Una decisione per la quale non serve una Task Force, ma buon senso e rispetto”.

Con il decreto Rilancio, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, il Governo sposta al 16 settembre il termine per i versamenti sospesi dai decreti Cura Italia e Liquidità, ma per il Presidente Ferrari si tratta di “confusi interventi d’emergenza” che dimostrano la “mancanza di un disegno complessivo”. A fronte di “mezzi limitati rispetto ad altri Paese europei”, per ridare impulso all’economia bisogna “integrare gli interventi di sostegno con uno sferzante programma di riforma. Invece la burocrazia e gli adempimenti continuano ad imperversare guadagnando addirittura forza”.

Dello stesso avviso Edoardo Ginevra, Presidente della sezione milanese del sindacato. “La priorità – spiega – è quella di mettere le imprese e i loro professionisti nelle condizioni di concentrarsi al 100% sulla gestione dei molti problemi generati dall’emergenza e non di disperdere energie con scadenze ed adempimenti che potranno essere resi successivamente. Giugno sia pienamente restituito agli imprenditori e a professionisti che vogliono ripartire”.

Sempre con un comunicato diffuso nella giornata di ieri, l’Unione giovani si è invece soffermata su un provvedimento specifico contemplato dal decreto rilancio, quello che consente la detrazione fino al 110% del costo sostenuto per interventi edilizi finalizzati a migliorare gli edifici dal punto di vista energetico e antisismico.

Una nota positiva, commenta Matteo De Lise, Presidente dell’UNGDCEC, ma non convince il meccanismo di controllo previsto dalla norma. L’asseverazione dei crediti, infatti, “sembrerebbe non più affidata a tecnici abilitati, e quindi anche ai dottori commercialisti, bensì ai Centri di assistenza fiscale. Tale previsione oltre a non riscontrare ovviamente il nostro parere favorevole è priva di qualsivoglia giustificazione logica: in base a quale logica, quando si tratta di avere certezze in ambito edile, ci si rivolge ad un tecnico abilitato, ma non lo si fa quando si tratta di avere conferme in ambito fiscale?”

L’auspicio dell’Unione è che i legislatori “rimedino a un errore che rischierebbe di rendere meno efficace una norma che ha l’intento di premiare imprese e cittadini che agiscono seguendo i dettami della norma. Ancora una volta ci vediamo purtroppo costretti a rivendicare il nostro ruolo quali professionisti abilitati ed unici soggetti idonei a certificare ed asseverare crediti di natura fiscale”.

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